Monti Dauni
Propizio è avere dove andare

Autore: Nicola Natale

Ciao amico, come stai? spero bene. Se stai leggendo, sicuramente sei attento e sensibile alle bellezze del nostro territorio.  

PROPIZIO È AVERE DOVE ANDARE. Conclusa la giornata scolastica satura di parole, di relazioni, stanco di stare seduto nel chiuso di un’aula, seppure soddisfatto, rientro a casa accolto dai salti gioiosi di Jack (nome che i nostri figli hanno dato al cane) e dalla sua irresistibile voglia di uscire. Senza esitazioni ci incamminiamo insieme su per le colline che circondano il paese, tra piccoli orti e uliveti, più su castagni e noci secolari, querce e radure.
Passo dopo passo lascio dietro di me il turbinio dei pensieri e delle emozioni, mentre il suono della brezza tra le foglie degli alberi, i profumi, il canto degli uccelli...mi introducono nell'IN- CANTO della natura, fino a farmi sentire come a casa.
Respiro la freschezza dell'aria, i sensi si aprono e vedo, sento e ascolto con stupore.

                                                                       

Per anni, ogni giorno, col sole o con la pioggia, con la neve o il vento, di giorno o di notte, ci siamo avventurati, io e l'amico fedele ora tra i profumi di ginestre  e i colori di prati fioriti, ora tra gli stessi prati innevati, ruscelli, pioppeti, vette da cui, con l'aria tersa, poter vedere la vasta pianura del Tavoliere con  Foggia al centro, i vari paesi e il golfo di Manfredonia con la litoranea del mare e,  sotto la collina, Deliceto, con il castello normanno su uno sperone di roccia con le case arroccate intorno. Si sente in lontananza il rintocco della campana che si espande tutto intorno, il silenzio e quello spazio intorno come se fosse dentro di me...mi figuro la vita nelle case, per le strade  del paese e la mia stessa vita, mi rivedo  smarrito nelle faccende di ogni giorno, dimentico di me. Benedetta SOSTA! Oltre alla vita di ogni giorno scopro un'altra realtà, un altro me, LIBERO, DESTO. Sento che posso ritornare tra le persone della mia vita, in mezzo a quelle strade con questa spaziosità, capace di accogliere e di accogliermi, con la possibilità di sottrarmi agli automatismi di parole e comportamenti inconsapevoli.

IL SILENZIO RIVELATORE. Spesso sento il richiamo della Quiete (così ho chiamato un boschetto di alberi secolari) dove il silenzio, evidenziato dal sussurro del vento tra i rami, mi permea.
Respiro dopo respiro la presenza mi avvolge come un caloroso grembo. Vedo i pensieri e i ricordi insieme ai disagi scorrere via come nuvole, lascio andare ogni immedesimazione. Tutto ciò che mi accade non sono io, lo vedo passare, è solo il contenuto ma dove è il "contenitore"?
La brezza del vento sulla pelle, il rumore di una foglia che cade, sento la sicurezza che mi infonde Jack ben vigile accanto a me, abbandono ogni controllo rinunciando alle immagini di me, curioso di scoprire cosa rimane oltre la mutevolezza di tutto ciò che vedo e sento. È notte, il vento si abbatte con forza sulle chiome ondeggianti, poggiato al robusto tronco del "mio" noce, senza più pensieri, mi ritrovo sulla soglia di un grande mistero: chi sono veramente? cos'è la vita? Le immagini di me svaniscono, sento di essere più vicino alla verità di me stesso, è bello e "il cor per poco non si spaura". Sto! Mi sento parte di qualcosa che è più grande di me.
Ecco che riaprendo gli occhi scorgo uno squarcio di cielo stellato e riconosco la costellazione dell'Orsa maggiore che ha compiuto una evidente rotazione attorno alla stella polare insieme a tutte le altre stelle.
Percepisco un grande ordine! Le stelle, la mia vita, ogni attrito, sofferenza o smarrimento, tutto nell'armonia di un grande abbraccio accogliente. Spero di ricordarmelo, mi aiuterà, ci aiuterà, amico.